Elon Musk definisce la rete di censura CISA una “piattaforma di propaganda”

Come la CISA, Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, ha operato per applicare censura tramite le Big Tech

Articolo originale di Kanekoa a questo link 

Elon Musk definisce la rete di censura CISA una “piattaforma di propaganda”.

Questa rete di censura, sostenuta dal DHS, ha utilizzato 120 analisti per censurare milioni di post sui social media relativi alle elezioni e al 19° anniversario.

Elon Musk, il CEO di SpaceX e Tesla, ha recentemente fatto una mossa coraggiosa rilasciando i file di Twitter, che dettaglio come la piattaforma di social media coordinato con le forze dell’ordine federali per mettere a tacere le voci che non si allineano con l’agenda di estrema sinistra della società.

Ciò che è mancato in molte analisi è il ruolo del Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS) in questa censura attraverso un consorzio chiamato Election Integrity Partnership (EIP), composto da quattro organizzazioni: lo Stanford Internet Observatory (SIO), il Center for an Informed Public dell’Università di Washington, il Digital Forensic Research Lab dell’Atlantic Council e Graphika, una società di analisi dei social media.

La rete di censura federale

L’EIP ha pubblicato un rapporto sulla censura delle elezioni del 2020, The Long Fuse: Misinformation and the 2020 Election”, che descrive come il consorzio di censura pubblico-privato sia stato formato nell’estate del 2020 per “monitorare e correggere la disinformazione elettorale“.

Questa rete di censura ha collaborato con la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA), un ramo del Department of Homeland Security (DHS), il Global Engagement Center (GEC) del Dipartimento di Stato e l’Elections Infrastructure Information Sharing and Analysis Center (ISAC), sostenuto dal DHS, durante il ciclo elettorale del 2020 e ha operato come polizia di pensiero tecnocratica inoltrando segnalazioni di “disinformazione” alle società di social media.

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Dopo la presentazione in Senato, niente dubbi, l’Arizona deve essere decertificata!

 

E’ stata una giornata storica per chi ha seguito fin dall’inizio tutto il percorso della revisione forense di Maricopa, e dopo la presentazione dei risultati finali in Senato, nessun dubbio: l’Arizona deve essere decertificata!

L’antefatto

Era il 26 febbraio 2021, quando il giudice della Corte Suprema dell’Arizona, Timothy Thomason, stabiliva che i mandati di comparizione emessi dal Senato dell’Arizona erano legittimi. Con questa sentenza dava il via al controllo forense su un’elezione più approfondito e mai visto prima d’ora nella storia degli Stati Uniti d’America, volto a verificare l’integrità del sistema elettorale dello stato.

Da una parte il Senato dell’Arizona, che chiedeva una verifica approfondita delle schede elettorali e un attento controllo delle informazioni sugli elettori: tutto questo come esito delle audizioni tenute in precedenza, dove erano sfilati decine e decine di testimoni che, sotto giuramento e tramite affidavits, denunciavano le irregolarità viste e l’enorme frode elettorale.

Dall’altra la Contea di Maricopa, una delle più importanti dell’Arizona, che difendeva strenuamente le proprie verifiche ritenendole soddisfacenti, e si appellava alla normativa statale che sancisce l’obbligo di preservare la catena di custodia delle schede elettorali per 22 mesi dalla data delle elezioni. Secondo la Contea, autorizzarne la verifica avrebbe compromesso la sicurezza della custodia, e reso illegittima la votazione stessa. Non solo, l’opposizione della Contea si è incardinata sulla presunta illegittimità dei mandati spiccati dal Senato, che, a suo dire, debordavano il limite dei suoi poteri istituzionali.

Il Senato dell’Arizona, infatti, a seguito delle sedute nelle quali ha ascoltato tutte le testimonianze di cui sopra, il 15 dicembre 2020 emetteva due mandati di comparizione nei confronti del Consiglio dei Supervisori della Contea di Maricopa, ingiungendo loro, si legge nel comunicato ufficiale del Presidente Karen Fann, di procedere con un controllo a scansione di tutte le schede elettorali della Contea in primis. Il secondo  mandato richiedeva un audit forense completo delle apparecchiature di tabulazione delle schede elettorali, del software per tali apparecchiature e del sistema di gestione delle elezioni utilizzato per le elezioni generali del 2020. Leggi tutto “Dopo la presentazione in Senato, niente dubbi, l’Arizona deve essere decertificata!”