Biden travolto dalla crisi del confine annuncia nuovi provvedimenti

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A fine agosto l’amministrazione Biden aveva subito una pesante sconfitta, con la sentenza della Corte Suprema che, a fronte di un ricorso dello Stato del Texas, aveva imposto il ritorno alla politica di confine di Donald Trump.

L’ordine esecutivo di Biden

Fin dai primi giorni della sua presidenza, Biden aveva revocato il provvedimento di Trump chiamato “remain in Mexico“, che bloccava l’accesso agli Stati Uniti agli immigrati irregolari del confine meridionale e li tratteneva in Messico fino alla data della prima udienza per la verifica della regolarità della loro richiesta di ingresso.

A questa,  con la firma di uno dei primi 17 ordini esecutivi, Biden sostituiva la politica del “catch and release“: una sorta di autocertificazione, con la quale un soggetto si presenta al confine, lascia le sue generalità che non sono verificate, ed è libero di entrare nel paese.  La chiamata successiva da parte del controllo dell’immigrazione per stabilire se si sia in possesso dei requisiti richiesti per poter restare negli Stati Uniti in modo regolare, spesso e volentieri restava senza risposta.

L’immediata conseguenza di questa scelta di Biden è stata una crisi umanitaria senza precedenti creatasi nel confine meridionale. Sono immediatamente riapparse le “gabbie” di Obama, che i media avevano attribuito in modo strumentale a Trump, dove sono ammassati in condizioni disumane immigrati minorenni e malati, spesso sotto forma di centro di detenzione.

La situazione al confine esplode

Nel mentre, soggetti persino iscritti nel registri americani  dei terroristi, provenienti da ogni parte del mondo, nonchè delinquenti segnalati come pericolo pubblico, venivano lasciati entrare con grande tranquillità nel paese, senza alcun controllo. Gli atti di delinquenza successivi non si sono fatti attendere, nonostante il goffo tentativo di Biden di nasconderli, supportato dal fuoco amico dei media.

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La Corte Suprema: Biden deve ripristinare la politica di Trump

La Corte Suprema martedì ha sferrato un attacco decisivo alla politica di confine di Joe Biden.

Lo scorso 13 agosto, il giudice federale Matthew J. Kacsmaryk , nominato dall’ex presidente Trump e con sede ad Amarillo, in Texas, aveva ordinato all’Amministrazione Biden di ripristinare la politica di Donald Trump chiamata Remain in Mexico“.

L’amministrazione Biden aveva chiesto alla Corte Suprema di sospendere la suddetta ordinanza secondo cui la politica di “rimanere in Messico” nota come Protocolli di protezione dei migranti (MPP) doveva essere immediatamente reintegrata.

La scelta di Trump fu una delle più coraggiose e sicuramente sagge per bloccare l’afflusso continuo di immigrati irregolari dal confine meridionale statunitense.

Trump impose che i richiedenti asilo dovessero restare in Messico:  fino al controllo approfondito dei loro documenti e alla fissazione delle udienze, non potevano entrare negli Stati Uniti.

Più di 70.000 migranti, principalmente da Cuba e dall’America centrale, sono stati inseriti nel programma sin dal suo inizio in California. La politica si è estesa al Texas all’inizio del 2019 e ha collocato più di 20.000 richiedenti asilo a Ciudad Juárez. Circa 25.000 sono rimasti nel programma.

La pratica inizialmente si rivolgeva ai centroamericani, ma si è estesa ad altre nazionalità, esclusi i messicani, che sono esenti.

Il sistema noto come Protocolli di protezione dei migranti ha contribuito a cambiare le relazioni di Washington con il Messico e ha reso il vicino un alleato chiave negli sforzi del presidente Donald Trump per respingere un’ondata di richiedenti asilo.

Con l’arrivo di Joe Biden, il neo presidente appena insediato ha emesso un ordine esecutivo che azzerava la politica di Trump e riapriva i confini, tornando al tanto criticato Catch and Release“.  Leggi tutto “La Corte Suprema: Biden deve ripristinare la politica di Trump”