La Corte Suprema e la discussione sull’aborto

In questi giorni la Corte Suprema degli Stati Uniti ha tenuto un’attesissima udienza sull’aborto, sulla quale deve ancora emettere sentenza.

La procedura è stata avviata per valutare la legittimità della legge sull’aborto del Mississippi, uno stato conservatore in cui l’interruzione di gravidanza è vietata dopo le 15 settimane di gestazione nella maggior parte dei casi. È considerato il caso più importante sul tema degli ultimi decenni, soprattutto perché sarebbe una possibile minaccia alla storica sentenza che dal 1973 garantisce l’accesso all’aborto a livello federale.

La decisione arriverà probabilmente nel giugno del 2022, ma i dibattiti avviati sono fondamentali per comprendere la posizione della Corte, che dopo la nomina di tre giudici voluti dall’ex presidente Donald Trump ha una netta maggioranza conservatrice.

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Biden travolto dalla crisi del confine annuncia nuovi provvedimenti

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A fine agosto l’amministrazione Biden aveva subito una pesante sconfitta, con la sentenza della Corte Suprema che, a fronte di un ricorso dello Stato del Texas, aveva imposto il ritorno alla politica di confine di Donald Trump.

L’ordine esecutivo di Biden

Fin dai primi giorni della sua presidenza, Biden aveva revocato il provvedimento di Trump chiamato “remain in Mexico“, che bloccava l’accesso agli Stati Uniti agli immigrati irregolari del confine meridionale e li tratteneva in Messico fino alla data della prima udienza per la verifica della regolarità della loro richiesta di ingresso.

A questa,  con la firma di uno dei primi 17 ordini esecutivi, Biden sostituiva la politica del “catch and release“: una sorta di autocertificazione, con la quale un soggetto si presenta al confine, lascia le sue generalità che non sono verificate, ed è libero di entrare nel paese.  La chiamata successiva da parte del controllo dell’immigrazione per stabilire se si sia in possesso dei requisiti richiesti per poter restare negli Stati Uniti in modo regolare, spesso e volentieri restava senza risposta.

L’immediata conseguenza di questa scelta di Biden è stata una crisi umanitaria senza precedenti creatasi nel confine meridionale. Sono immediatamente riapparse le “gabbie” di Obama, che i media avevano attribuito in modo strumentale a Trump, dove sono ammassati in condizioni disumane immigrati minorenni e malati, spesso sotto forma di centro di detenzione.

La situazione al confine esplode

Nel mentre, soggetti persino iscritti nel registri americani  dei terroristi, provenienti da ogni parte del mondo, nonchè delinquenti segnalati come pericolo pubblico, venivano lasciati entrare con grande tranquillità nel paese, senza alcun controllo. Gli atti di delinquenza successivi non si sono fatti attendere, nonostante il goffo tentativo di Biden di nasconderli, supportato dal fuoco amico dei media.

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