SDG7: la trasformazione energetica impossibile

SDG7: la trasformazione energetica impossibile

Il presunto scopo dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 7 (SDG7) delle Nazioni Unite è quello di “garantire a tutti l’accesso a un’energia economica, affidabile, sostenibile e moderna”. Gli impatti reali della sua attuazione non potrebbero essere più diversi. L’energia rinnovabile non è né rinnovabile né sostenibile e la transizione energetica dell’SDG7 non fa che peggiorare il problema della povertà energetica.

Il presunto scopo dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 7 (SDG7) delle Nazioni Unite (ONU) è quello di “garantire l’accesso a un’energia economica, affidabile, sostenibile e moderna per tutti“. In linea con l’ Agenda 2030 , la data prevista per raggiungere questo obiettivo è, come ci si potrebbe aspettare, il 2030.

Come discusso in precedenza , i documenti delle Nazioni Unite sono intessuti di vaporosa retorica. La disarmante verosimiglianza della compassione e della gestione preoccupata è fittamente stratificata nei testi, nelle risoluzioni e negli annunci delle Nazioni Unite. Questo oscura gli aspetti sgradevoli dello “sviluppo sostenibile”. Dobbiamo guardare al di là di ciò che è stato detto e a ciò che è stato fatto, se vogliamo comprendere il pensiero strategico che si cela sotto le agende annunciate.

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In Sri Lanka è stato rovesciato il regime globalista… e il WEF cancella le tracce del suo passaggio.

Le immagini che arrivano dallo Sri Lanka in questi giorni sono davvero scioccanti: sicuramente il paese sta vivendo il periodo di crisi più importante dal 1948, anno in cui ottenne l’indipendenza dal Regno Unito.

La rivolta che è scoppiata nel paese  trae origine da una crisi ormai protratta mai vista prima, sia a livello economico che sociale, causata dalla gestione della famiglia Rajapaska, al Governo da più di 20 anni: il dissenso dei cittadini, stremati da condizioni insostenibili, è risultato una vera e propria bomba sociale impossibile da contenere.

Il presidente in carica dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa, è fuggito nella notte dal proprio paese, rifugiandosi alle Maldive, usando un aereo militare, dopo che gli è stato impedito di salire su un volo per Dubai.  Stessa sorte sembrerebbe essere toccata anche al fratello minore, Basil, attualmente ministro delle finanze, sarebbe scappato martedì notte dal paese.

Il presidente dello Sri Lanka ha utilizzato un espediente previsto dalla Carta costituzionale locale per evitare l’arresto: godendo dell’immunità per evitare l’arresto, Rajapaksa si è dato alla fuga prima di dare le dimissioni nella giornata di oggi 13 luglio, come annunciato dalla stesso presidente lo scorso 9 luglio, quando i cingalesi hanno preso d’assalto la sua residenza presidenziale al grido “GotaGoGama” (Gota Go Home).

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